Si chiamava sciopero generale e generalizzato, ma si pronunciava "un fiume di USB" che con la sua corrente ha voluto rispondere alla crisi e alle politiche economiche di questo governo, una valanga di persone che in un solo colpo ha distrutto il silenzio dell'informazione e l'ostracismo politico invadendo le strade di Roma con la propria voglia di lottare, sognare, sperare ma soprattutto cambiare. Un sindacato vivo e pulsante, che respira a pieni polmoni, che con la forza delle proprie vertenze e del fare conflitto vuole ridare a tutti i lavoratori un presente carico di attese e un futuro denso di aspettative. L'Usb ha dimostrato che oggi è ancora possibile fare sindacato, lavorare in silenzio nei luoghi di lavoro per riprendersi i diritti tolti ed acquistarne di nuovi, lottare ogni giorno lontano dal clamore mediatico per ridare dignità al lavoro, opporsi alla crisi e al potere del capitalismo senza scendere a patti con il padronato. Lavoro, dignità e diritti queste sono le tre parole magiche urlate e cantate da questo grande flusso di lavoratori diventato l'11 Marzo un corpo solo. Noi dell'Usb scuola Palermo eravamo in questo scorrere senza sosta, eravamo presenti con il nostro bagaglio di 8 miliardi di tagli e 133000 posti di lavoro persi, non potevamo non esserci avendo sulle spalle il più grande licenziamento che la storia repubblicana ricordi. Eravamo lì ad urlare la nostra rabbia e la sofferenza di tutte quelle famiglie che dopo aver contribuito per anni al funzionamento della scuola italiana sono state ridotte in povertà. C'eravamo senza retorica e senza conformismo, con la certezza che Tremonti, Gelmini e Brunetta non sono tre incapaci inconsapevoli delle loro azioni, ma sono il baluardo a difesa degli interessi del capitalismo finanziario e dello strapotere delle banche, in una logica economica che mira a risolvere le crisi auto-prodotte precarizzando il mondo del lavoro, rendendo flessibile lo sfruttamento e creando una massa di lavoratori deboli e ricattabili, funzionali ai percorsi di regionalizzazione, aziendalizzazione e privatizzazione della scuola. Continueremo ad esserci anche nei giorni a venire, l'11 Marzo ha aperto un percorso di lotta chiaro capace di dire che alla sottrazione di diritti voluta dal piano Marchionnne, alle politiche di distruzione della scuola pubblica e dell'università, all'impoverimento progressivo della classe operaia e della classe media, ai processi di precarizzazione del lavoro, al nuovo "patto sociale" con cui i sindacati concertativi svenderanno la dignità di chi lavora e produce, alla crisi che i lavoratori hanno già pagato, bisogna rispondere con un solo grido: "adesso verremo a riprenderci tutto".